La consueta indagine economica che l'Unione Artigiani rivolge ai propri soci consegna il consueto quadro a luci e ombre per il settore: il fatturato 2023 è stato in crescita (39,5%) o è stabile (34,2%), ma per il 2024 spunta un'incognita. Chi prevede un aumento dei ricavi, infatti, nel 13,2 per cento dei casi lo collega al mero aumento dei prezzi: in tasca agli imprenditori resta sempre la stessa cifra.
Questo, di fatto, impedisce alle imprese di crescere, tanto che pochissimi (solo il 7,9%) puntano ad assumere nuovi addetti e il 48,6 per cento prevede che nel prossimo semestre metterà in campo degli investimenti nell'ambito dell'innovazione (sono addirittura il 67,6% quelli che dichiarano di non aver investito in innovazione nell'ultimo anno). Senza innovazione e senza nuovi addetti, le imprese del territorio rischiano così di rimanere ferme di fronte alla concorrenza, e faticare di conseguenza ad invertire la curva che ha visto, dal 2008 a oggi, un crollo verticale delle imprese artigiane: da 6300 a 4900.
Secondo l'indagine, che ha coinvolto più di cento soci dell'Unione Artigiani, gli aspetti che più minacciano le aziende sono il caro energia (44,7%) e il prezzo delle materie prime (55,3%, cui si aggiunge la voce “inflazione”, che è direttamente collegata, e mette in apprensione un altro 39,5% degli imprenditori).
A commentare l'analisi, Simona Piolini (membro della giunta dell'Unione Artigiani), e il segretario generale Mauro Sangalli, che hanno tracciato un quadro in cui le criticità contingenti si uniscono a delle perplessità sulla capacità del territorio «di lavorare in modo sinergico per sostenere l'economia e il lavoro, elementi da cui dipendono direttamente anche questioni sociali che rischiano di essere esplosive».Secondo Sangalli, «il Piano territoriale provinciale e l'Accordo di programma della Regione Lombardia sono due strumenti che possono rappresentare un'occasione di rilancio per il Lodigiano, che deve ancora trovare una sua vocazione produttiva e non può più permettersi di perdere occasioni come ha fatto in passato, con la delocalizzazione di alcune grandi imprese che ha avuto ricadute negative sull'indotto». (fonte IL CITTADINO DI LODI)
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